Lunedì sera abbiamo continuato il nostro percorso alla scoperta della Transizione. In particolare, dopo aver trascorso il primo incontro dando conto dei problemi che affliggono i nostri tempi, stavolta abbiamo pensato di suggerire delle soluzioni.
Come al solito, il gruppo dei partecipanti si è rivelato variegato e variabile: tante facce nuove, alcuni desaparecidos, un pugno di sociologi dell’ultim’ora, i soliti “GASsiani” ( http://www.gasbo.it/) , qualcuno dalla vicina Social Street (https://www.facebook.com/groups/ViaColtelliSorbelliSocialStreet), danzatori e folk e tanto altro, come sempre all’insegna della biodiversità più assoluta!
Dopo un rapido giro di presentazioni e condivisioni di stato d’animo, abbiamo provato a scoprire il significato della parola resilienza, per alcuni ancora un po’ misteriosa.

Abbiamo scoperto che questa parola, oltre a descrivere la proprietà di alcuni materiali di resistere ai traumi, rappresenta la capacità di far fronte in maniera positiva agli eventi traumatici, di riorganizzare positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà, di adattarsi al cambiamento.
Strettamente connesso alla resilienza è il concetto di rilocalizzazione, legato all’idea di cercare ciò che ci serve all’interno della nostra comunità, dalle competenze, alle abilità, alle produzioni di ogni genere.
Abbiamo concluso la serata creando il nostro immaginario “villaggio della resilienza”, basato sulla produzione locale e sui vecchi mestieri, e creando la nostra rete di relazioni interna con l’aiuto di un gomitolo di lana (per gentile concessione del Club della Maglia).

Abbiamo poi immaginato le conseguenze di un cambiamento profondo e strutturale del nostro modello economico e di convivenza: molti mestieri sono stati soppiantati dall’arrivo delle grandi imprese e della specializzazione funzionale, altri sono rimasti in vita ma hanno perso molto del loro valore strategico. Così guaritrice e erborista sono state travolte dai colossi dell’industria farmaceutica, il pescatore sostituito dall’allevamento intensivo, i piccoli produttori alimentari sorpassati dagli ipermercarti, la sarta da H&M, il liutaio da Guitar Hero e via discorrendo 😉
La nostra rete si è andata così progressivamente sgretolando, mettendo in luce la perdita di quelle tre caratteristiche che rendono un sistema resiliente: diversità, modularità e circuiti di retroazione di raggio limitato (che tradotto per i comuni mortali significa: evitare l’effetto domino).
Nella prossima puntata…cominceremo ad occuparci del CUORE, ovvero di tutto quel lato emotivo e psicologico che mettiamo in gioco durante un processo di cambiamento.
L’appuntamento è per lunedì 16/03 presso la Biblioteca delle Donne. Stay tuned!